§ 22.1
All'Ordine dei Gornalisti del Lazio.
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Gentili Signori,
sto seguendo il caso che si va sviluppando sulla rete, e di cui vado raccogliendo tutte le voci che via via escono (vedi parte prima), a seguito di un video Rai dove Maurizio Molinari, ex direttore di Repubblica, non si dimostra certo benevole verso la dott.ssa Francesca Alabanese, figura a tutti nota, che suscita adesioni ma anche avversioni.
Cerco di non dilungarmi, rinviando ad alri parti di questo mio blog, per i diversi aspetti che andrò via via trattando.
Qui ritengo di aver titolo a rivolgervi questa mia Lettera aperta in quanto Lettore, a fronte di un ovvio esposto a voi presentato da 100 giuristi avvocati a tutela della dott.ssa Albanese, e altra parte un Centro Wiesenthal di cui non capisco a quale titolo intervenga presso di voi a sostegno di Maurizio Molinari, noto sionista militante, le cui posizioni di parte non sfuggono ad un comune Lettore, anche se vengono spcciate per giornalismo, "professionale".
Inervengo da Lettore, in rappresentanza dei Lettori, che l'Ordine dovrebbe principalmente tutelare, credo. Ma non da comune Lettore, bensi da un Lettore, che seppure con anni e decenni di ritardo avrebbe diritto ad una qualche giustizia da parte del Vostro Ordine, che non è o dovrebbe essere un organo sindacale dei giornalisti, che esiste già, ma un organo a tutela dell'informazione, e direi soprattutto dei Lettori, che sono poi i destinatari della Libertà di pensiero e connessa libertà di stampa.
Signori, libertà di pensiero è anche quella dei lettori, e perfino degli analfabeti, che non leggono, ma un pensiero lo hanno, ed è un pensiero di cui pure deve essere garantita e tutelata la libertà. Invece, per come si sono evolute le cose la cosiddetta Opnione "pubblica" è in realta l'Opinione "pubblicata" e personale dei singoli giornalisti che poi la attribuiscono ai cittadini, che non hanno diritto di replica, intendo nei fatti e nella prassi, che ho potuto personalmente sperimentare più di una volta.
E vengo ad una vicenda, che mi riguarda, ma di interesse generale e pubblico, che ricostruisco sinteticamente.
Nell'ottobre del 2009, su Repubblica, direttore allora Ezio Mauro, usciva un articolo a firma di tal Marco Pasqua con una titolazione che dava una inesistente "bufera" all'università di Roma per mie "inesistenti" Lezioni alla Sapienza in materia di Olocausto, che mi procurò un procedimento disciplinare presso Consiglio Universitario Nazionale che nel gennaio del 2010 mi assolse con formula piena per inesistenza del fatto e del diritto, ed il Rettore Frasi che ritirò l'Addebito che aveva presentato proprio per quanto Repubblica aveva pubblicato: l'articolo di Repubblica era il solo capo di accusa che il Rettore aveva davanti al Consiglio di Disciplina. Quello e solo quello e nient'altro: in ottobre, per giunta, non svolgevo nessuna attività didattica.
Il fatto è che mentre in ottobre dell'anno precedente, Repubblica capofila, tutta la stampa italiana, su carta stampata e televisiva, mi aveva messo letteralmente alla gogna, ricevendo minncce di morte ed istigazioni al suicidio, quasi nessuna notizia fu data dell'avvenuta assoluzione. Venni a sapere riservatamente che in particolare un direttore aveva rifiutato al giornalista l'articolo con la notizia della mia assoluzione.
Seguirono poi altri casi, collegati al Movimento Cinque Stelle, di cui si è occupato l'Avv. Lorenzo Borrè, e che qui non richiamo se non per un singolo episodio che ha dell'assurdo ed incredibile, ma che ben documento lo status dell'informazione giornalistica.
Nell'ultima fase della Direzione di Repubblica da parte di Claudio Verdelli, al quale poco dopo succedeva Maurizio Molinari, veniva pubblicata a firma di Paolo Berizzi la notizia secondo cui io sare stato "licenziato" (allontanato) dalla mia università la Sapienza, da dove sono invece messo in quiescenza il 1° dicembre 2016 con un Attestato di Benemerenza per il "lungo e lodevole servizio prestato", in un'attivtà curriculare di oltre quarant'anni senza aver mai rcevuto la benchè minima censura disciplinare.
Naturalmente, ho esperito con l'avv. Borre tutte le azioni giudiziarie possibili (ricorso di urgenza, penale, civile). Pur non avendo immensa ed incondizionata fiducia nella Magistratura, mi salvò il Diploma di Benemerenza che presentai come allegato al giudice, con un pubblico ministero che chiedeva agli avvicati di Repubblica:
• Il prof. Caracciolo è stato licenziato o no?
La controparte chiese una transazione che le fu accordata, con risarcimento monetario ed una lettera di scuse frmate da parte del giornalista. Si chiuse in questo modo ma gli articoli di Repubblica (e non solo) ancora restano, e qualche incauto leggendol in rete ancora ci casca, pensando che quella sia la Verità, tale perchè scritta nei Giornali.
Ironia della sorte: qualche settimana dopo che su Repubblica, diretta da Claudio Verdelli, era apparsa la notizia di un mio mio licenziamento MAI avvenuto, ad essere licenziato in tronco era lo stesso direttore Verdelli, cui succedeva Maurizio Molinari...
Insomma, come da esperienza, questo è il giornalismo "professionale" in Italia.
Quale la funzione del vostro Ordine dei Giornalisti?
A tutela di chi operate?
Dei giornalisti contro i Lettori?
O dei Lettori contro i Giornalisti?
Che giornalisti e lettori non siano un cuore ed un'anima sola è fatto universalmente acclarato. In un Seminario sull'Informazione, al quale avevo assistito in Londra, sentii con le mie orecchie questa affermazione di un grande giornalista, John Pilger:
«L'informazione è una emanazione del potere».
È quello che noi lettori avvertiamo ogni giorno, e la censura incombe su di noi, se da Lettori vogliamo noi stessi dare la notizia, anzichè subirla, ma siamo censurati anche nei social:
• Presso la Procura di Palmi ho presentato querela contro Facebook per violazione dell'art. 21 della costituzione, essendomi stato tolto l'account senza alcuna precisa motivazione.
Signori, oltre trent'anni fa il libro di un "futurista" il quale prevedeva che sarebbe giunta un'epoca in cui ognuno nel mondo poteva essere fruitore di conoscenze, ma anche produttore a sua volta di conoscenza. Direi che questa previsione si è pienamente realizzata, ma la normativa al riguardo non è ispirata alla tutela della libera formazione del pensiero, ma al suo condizionamento, alla sua deformazione, alla sua manipolazione.
La vicenda Molinari che seguo con sommo interesse si colloca esattamente in questo quadro.
Cordialmente
Prof. Antonio Caracciolo,
Docente ricercatore di Filosofia del Diritto dal 1° dicembre 2016 in pensione dall'Università d Roma La Sapienza.
PS - Questo testo è pubblicato in rete su un mio blog e mi riservo in ogni tempo ulteriore rielaborazione, correzione, integrazione. L'immediateza della vicenda non consente tempi lunghi e le modalità della stampa tipografica.
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